Fino al 13 aprile sarà possibile visitare presso la Galleria Crispi la mostra fotografica organizzata con gli scatti di Enrico Pinto.
L’immagine sembra condurre una tenue, ostinata battaglia, sembra doversi dirimere fra trasparenze, fogge, colori e la figura, e poi al tempo stesso sembra errare elusiva fra la realtà e la visione, fra una resistenza sensuale e l’eterea labilità della fantasia. La fotografia di Enrico Pinto è un processo raffinato di conoscenza e rappresentazione, il terreno del confronto fra la presa oggettivante dello scatto fotografico e l’elaborazione immaginifica e visionaria che espande dimensioni al reale. Un’antologica dell’opera di Pinto si apre a Roma in questo far di primavera, viene accolta per il pubblico capitolino nelle sale della Galleria Crispi a partire da sabato 31 marzo. Il rigore nell’opera di Pinto è tutto orientato ad una personale ricerca, si direziona verso un’ideale di Bellezza in cui predominano le presenze della natura e della donna, in cui queste presenze si integrano e si fondono quasi come avviassero una danza di suggestioni sensuali e forme carnali. Esiti imprevedibili nell’accostamento di erotismo e natura, le immagini diventano come dei pretesti per dimostrare le infinite possibilità e liricità che si innescano e si appartengono nello spazio. La tecnica fotografica è morbida, carezzevole, sfiora la pelle ed i profili con una tale ricchezza di tonalità e vibrazioni da rendere le superfici quasi tattili. Ed al tempo stesso, quella medesima ricchezza restituisce l’idea di una inafferrabilità, di un trasmigrare continuo e fluente di essenze, di un fascino misterioso e sussurrato appena, mai rivelato appieno. Il corpo femminile diventa una base, uno spartito su cui si imbastiscono e si intersecano textures di luce e di aspetti, su cui convergono energie vitali e illusioni creatrici, entro cui si contengono ebbrezze di passione e voli di poesia visiva. L’artista travalica i limiti della semplice illusione ottica, spinge le immagini oltre la suggestione metamorfica o analogica; inventa invece un universo pittorico e surreale, che adesca e sorprende lo spettatore, e lo rapisce nella propria dimensione rarefatta e mobile. La fotografia si libera quasi del tutto dalla propria perentorietà documentaria, e si fa medium di una comunicazione intensa, in cui con tutta la sua magia si manifesta l’essenza complessa della vita, il suo diffondersi fra la matrice carnale e corporea e le mille articolazioni dello spirito, dell’intimità, della passione.
INFO
dal 31 marzo al 13 aprile 2008
presso: Galleria Crispi
indirizzo: Via Vittoria, 74 - Roma
orario: dal martedì al venerdì h. 11,00 – 13,00 / 16,30 – 19,00
costo: ingresso libero e gratuito
web e fonte: www.galleriacrispi.it
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Forse il fotografo, l’atto di fotografare e l’oggetto fotografato sono fasi di un unico processo. Il fotografo s’impregna del soggetto ma allo stesso tempo il suo spirito invade il soggetto.Quando l’osmosi è reciproca, nasce una immagine significativa. Il tema della realtà quotidiana è l’occasione per focalizzare l’attenzione sul rapporto di interdipendenza tra il mondo interiore e quello esterno. Spero così di parlare della fotografia in quanto arte che può svincolarsi dalla imitazione dell’oggetto reale pur continuando ad indagare il mondo.L’uso della pellicola è indispensabile affinché le esposizioni multiple lascino spazio all’aleatorietà nella composizione che si evolve nel buio della fotocamera, nell’impossibilità di essere vista fino al momento dello sviluppo. Il mezzo arcaico della pellicola si incontra con il digitale in quanto la stampa a getto permette di utilizzare bene materiali come la carta di cotone o la tela.
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