Un aspetto finora sconosciuto di uno dei padri del Verismo, Giovanni Verga, e' la passione per la fotografia. Un modo diverso e non noto per raccontare le sue storie, fermate in immagini di intensa semplicità, di racconti quotidiani, di facce comuni.
Dal 3 aprile al 24 maggio Genova svela al grande pubblico decine di fotografie scattate da Giovanni Verga, tutte provenienti dall'Archivio Fotografico della Fondazione 3M, esposte presso l'Auditorium dei Musei di Strada Nuova-Palazzo Rosso.
-Giovanni Verga scrittore e fotografo-, questo il titolo dell'iniziativa promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Genova, dalla Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e dalla Fondazione 3M nel quadro di -GenovaFotografia-, e curata da Roberto Mutti in collaborazione con Elisabetta Papone.
Le immagini proposte sono semplici. Tuttavia il Verga fotografo, non sempre ineccepibile dal punto di vista tecnico, risulta essere efficace e immediato tanto quanto il Verga scrittore.
-Potrà forse apparire sorprendente che lo scrittore Giovanni Verga fosse anche un appassionato fotografo;- - dichiara Roberto Mutti, curatore della mostra - -proprio come i suoi amici Capuana e De Roberto (e come Émile Zola in Francia o Jack London in Inghilterra), Verga con le sue opere ribadisce lo stretto rapporto che lega letteratura e fotografia. Nonostante la scoperta delle lastre su cui lo scrittore siciliano aveva impresso le sue immagini risalga al 1970, la conoscenza delle sue fotografie e' poco nota presso il grande pubblico. Con questa mostra ci poniamo l'obiettivo di colmare questa carenza e di dare un contributo al dibattito su rapporti e interdipendenze tra arti diverse-.
Cosi' come nei suoi romanzi e nelle sue novelle, anche nella sua produzione fotografica Verga interpreta e cerca di riprodurre soprattutto un paesaggio umano. Accanto ai numerosi ritratti di parenti e amici, nella mostra compaiono immagini della Catania non aristocratica che svelano una continuità con il Verga scrittore. Fattori, contadini, massari, cameriere e tutta una gran quantità di uomini e donne, sono ripresi nella loro semplicità, inseriti nel loro ambiente quotidiano o in luoghi comuni, come un terrazzino della casa catanese dello scrittore-fotografo, utilizzati come set fotografico in alternativa a muri decorati o semplici teli. Le posture, gli abiti, lo stesso modo di ripresa rappresentano indizi importanti capaci di comunicare molto dello stile di vita, dell'estetica e della storia del tempo.
Verga fotografo non si dedica solo al ritratto. Con uguale interesse realizza scatti di paesaggi. La Sicilia e' spesso presente nelle sue visioni delle campagne come in quelle urbane (con evidenti analogie letterarie con quanto descriveva nelle pagine scritte). Ma altri e piu' inaspettati paesaggi sono quelli dei laghi lombardi o di Bormio e dei suoi dintorni, che Verga ebbe modo di visitare partendo da Milano.
Le ottanta immagini della mostra -Giovanni Verga, scrittore fotografo- provengono tutte dall'Archivio Fotografico della Fondazione 3M. Non si tratta di fotografie originali, ma di stampe recenti ricavate indirettamente, attraverso interventi digitali realizzati da Lorenzo Ceva Valla, dalle lastre in vetro verghiane. Queste, date le loro precarie condizioni, sono risultate troppo delicate per essere maneggiate: alcune lastre, infatti, hanno subito danni alle emulsioni (che in qualche caso si sono addirittura parzialmente distaccate per colpa dell'umidità) o sono state addirittura accidentalmente rotte.
A corredo delle fotografie delle scrittore-fotografo, RAITECHE presenta -Verga visto dalla tv- di Silvana Palumbieri. Il programma breve -Verga visto dalla TV- e' composto da registrazioni, letture, film a lungometraggio, balletti, opere liriche e sceneggiati delle opere letterarie verghiane. E consente anche di dar vita ad una proposta critica per comparare i modi di trasposizione messi in atto dai linguaggi visivi. Balletto e pie'ce teatrale ripresi dalla televisione (La Lupa), opera lirica, balletto e film (Cavalleria rusticana), riduzione televisiva e grande progetto filmico (I Malavoglia e La terra trema). In questo romanzo e' di straordinario interesse confrontare e analizzare come il linguaggio cinematografico possa realizzare -l'impersonalità dell'arte- propugnata da Verga. In Mastro Don Gesualdo - prima produzione RAI su pellicola - Giacomo Vaccari esperimenta profondità di campo, frasi dialettali e quadri corali anziche' l'iterato ricorso ai primi piani degli sceneggiati degli anni '60.
INFO
dal 2 aprile al 24 maggio 2009
presso: Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso (GE)
indirizzo: via Garibaldi, 18
orario: martedì-venerdi 9-19: sabato e domenica 10-19
costo: ingresso libero
info: (tel) 010-2476351
fonte: Pressrelease - l'ecosistema della cultura contemporanea
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