Incontro con il Prof. Maurizio Rebuzzini e presentazione del suo ultimo libro: “1839-2009. Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita. Come dire, dal dagherrotipo all’acquisizione digitale di immagini. E consecuzioni. [Bologna]

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COMUNICATO STAMPA

spaziolabo_logo «Le tecnologie possono cambiare, evolversi, ma i princìpi restano»
Maurizio Rebuzzini

«Rebuzzini ha considerato una storia, quella della fotografia, da angolature classiche e anticonformiste, come è nella sua natura e preparazione di uomo colto ed intelligente, e come deve essere per non soggiacere a ribollite che oramai si sono consunte, nella
cucina poverissima di idee e ridondante di errori che blocca la digestione alle nostre menti. La traccia, proprio per prendere coscienza di che cosa è la fotografia e di quanto abbia inciso sul nostro modo di essere e di vivere, è i grandi momenti che hanno impresso una svolta senza ritorno»
Dalla prefazione di Giuliana Scimé

Il direttore della rivista FOTOgraphia Maurizio Rebuzzini, ospite di Spazio Labo’, incontra il pubblico bolognese e presenta il suo libro: “1839-2009. Dalla Relazione di Macedonio Melloni alla svolta di Akio Morita. Come dire, dal dagherrotipo all’acquisizione digitale di immagini. E consecuzioni” (Ed. Fotographia libri/collana Sguardi, 2009).
L’ultimo libro di Maurizio Rebuzzini è un percorso attraverso le innovazioni che hanno caratterizzato la storia del mezzo fotografico: dal dagherrotipo all’avvento del digitale. Ogni capitolo rappresenta una tappa fondamentale del linguaggio che dal 1839 non smette di cambiare ed evolversi, per arrivare all’operazione voluta da Akio Morita, presidente di Sony, che ha avviato l’acquisizione digitale
delle immagini, di certo non un traguardo ma un nuovo inizio. Rebuzzini parlerà del suo libro, commentandolo, decodificandolo e rivelandone apprezzabili dietro-le-quinte, ma non si limiterà a questo. Soprattutto, durante l’incontro condividerà col pubblico le proprie molteplici riflessioni e osservazioni sulla fotografia.

Istruzioni all’uso di Maurizio Rebuzzini:
Personalmente, sono convinto che per quanto esista e si sia espressa una storia della fotografia - ci mancherebbe altro -, i suoi racconti sono tutti soggettivamente personali e, spesso, carenti. Ovvero, sono sempre interpretazioni che ignorano almeno tanto quanto raccontano: con preconcetti geografici (per lo più americanocentrici) e/o culturali. Anche questa mia lettura è altrettanto parziale; però è volontariamente e coscientemente parziale e mirata. Oltre che inviolabilmente mia. In occasione del centosettantesimo anniversario della nascita della fotografia (1839-2009), e in sostanziale coincidenza di date con la prima relazione pubblica italiana sul dagherrotipo, di Macedonio Melloni, il dodici novembre, dai giorni delle origini individuo quattro tappe fondamentali e discriminanti, che da tecnologiche si sono proiettate sul linguaggio e l’espressività, con quanto ne è conseguito e ancora consegue: la Box Kodak, di George Eastman (1888), a partire dalla quale la fotografia ha smesso di essere soltanto autoreferente, per approdare all’osservazione della vita nel proprio svolgersi (e altro ancora); la Leica, di Oskar Barnack (1913-1925), dalla cui versatilità di impiego siamo soliti datare l’idea di istantanea e i princìpi del fotogiornalismo; la fotografia a sviluppo immediato, di Edwin H. Land (polaroid, 1947 e 1948), le cui successioni sociali e creative hanno impreziosito il secondo Novecento, e oltre; e, infine, l’acquisizione digitale di immagini, avviata da Akio Morita, presidente Sony (1981), dalla quale è partita la rivoluzione forse più sconvolgente di tutto il percorso fotografico. La fotografia digitale ha escluso la sensibilità chimica alla luce, per adottare quella elettronica: e la differenza non è certo piccola. Ripeto, sono tutte considerazioni e analisi personali, che propongono e vantano anche interpretazioni e visioni originali. Non importa quanto queste analisi siano condivisibili, e condivise; quello che conta è la curiosità con la quale si deve
sempre osservare ciò che è, magari alla luce di ciò che è stato. Non propongo considerazioni ed esami assoluti e definitivi; più semplicemente, ma mai banalmente -spero e credo-, offro spunti di riflessione che scartino a lato ogni pre-giudizio sulla combinazione, per me inevitabile e consequenziale, che collega la mediazione tecnica all’espressione creativa della fotografia.
La mia non è certo una interpretazione migliore di altre, forse è soltanto diversa, sicuramente è mia, e coincide con lo spirito con il quale racconto la Storia della fotografia nella mia docenza a incarico all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. È tanto mia, che alla resa dei conti la racconto prima di tutto a me, probabilmente: questo è lo spirito di un giornalismo fotografico, che con
vicende alterne pratico dal 1972, e di una curiosità storica della fotografia che definiscono un impegno pubblico, coesistente con una soddisfazione intima e personale. Mi appartiene (di diritto) soprattutto una visione senza confini, che dalla tecnica approda al costume della fotografia, per abbracciare anche la sua socialità e considerare il linguaggio. Per questo, il ritmo del testo è alternato, al pari di quello delle illustrazioni di accompagnamento, la maggior parte delle quali proviene dall’archivio che ho edificato nei decenni. In assenza di seriosità, l’argomento fotografico è affrontato con adeguata serietà. Il racconto è guidato da mie convinzioni irrinunciabili. Sopra tutte, una è trasversale: nulla transita per percorsi lineari e inviolabili. Anche in fotografia, tutto si evolve per itinerari variegati, comprensivi di tanti aspetti e intrecci infiniti, ciascuno dei quali è allo stesso tempo causa ed effetto. Soprattutto questo sia chiaro ed esplicito.

Maurizio Rebuzzini si occupa di fotografia come redattore, collaboratore o direttore editoriale dal 1972. Scrive di linguaggio, tecnica e costume della fotografia applicando idee che, di fatto, abbattono i confini tra i diversi punti di osservazione. È curatore della sezione storica degli apparecchi fotografici al Museo Nazionale Alinari della Fotografia. Dal 2005-2006, è docente a incarico di Storia della Fotografia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Brescia). Nel 2008 ha pubblicato il saggio “Alla Photokina e ritorno: annotazioni dalla Photokina 2008” (World of Imaging). È editore e direttore di FOTOgraphia, mensile di riflessione fotografica. È riconosciuto e stimato per un apprezzato e confortevole senso delle proporzioni.




Venerdì 16 aprile 2010, dalle ore 19
presso Spazio Labo’ - Centro di Fotografia
via Frassinago 43/2c, Bologna
Evento gratuito ed aperto al pubblico.
Contatti:
+39 328 3383634
info@spaziolabo.it
www.spaziolabo.it




fonte: notizia segnalata via mail

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